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CARRASCIALI TIMPIESU 2013 - dal 7 al 12 Febbraio 2013

 

 

 

PER INFO CARNEVALE:                 assocarrasciali@gmail.com

ADDETTO STAMPA:                  mariapintore@alice.it         

  SERVIZIO TURISMO:               turismo@comunetempio.it
 

 

CARRASCIALI TIMPIESU 2012

●  di Andrea Muzzeddu

…E COME GARANZIA: LA QUALITÀ
TRADIZIONE E INNOVAZIONE NEL SEGNO DELL’ALLEGRIA

A ragione o a torto del carnevale si parla, e si parla tanto. Non sempre ciò che si dice però corrisponde alla realtà dei fatti. Questi hanno valore assoluto solo se confermati da documenti o testimonianze indiscutibili. Dire che il “Carnevale di Tempio è il carnevale della Gallura” è una cosa. Provarlo, come cercheremo di fare, è tutta un’altra questione.


 Allo stesso modo sostenere, come alcuni sostengono o hanno scritto, che il “Carnevale di Tempio non ha una valenza etnica che la tradizione riconosce solo ad alcuni carnevali di particolari località dell’isola, come Bosa, Mamoiada e Oristano…” senza cogliere ciò che effettivamente avviene nel Carnevale di Tempio, è davvero indice di superficialità in merito all’argomento.
Nessuno nega l’originalità e la bellezza del carnevale di altre località. Anzi a loro va rivolto gran rispetto, per il modo con cui lo organizzano riproponendo riti, miti e personaggi arcaici. L’estrosità dei carnevali dei comuni del centro Sardegna, però, non annulla la qualità storico-culturale e l’originalità del “Carnevale Tempiese”. Questo, grazie alla sua sperimentata capacità di trovare il giusto equilibrio tra il “moderno e l’antico”, si dimostra vivo e dinamico, perfettamente conscio delle proprie azioni e, soprattutto, capace di rispondere nel migliore dei modi possibili alle richieste d’innovazione, nel rispetto della tradizione, che giungono dalla società sempre in evoluzione.
Chi assiste alla “Sfilata del carnevale” organizzata a Tempio sa che non si trova di fronte al solito stereotipo o a una manifestazione che si ripete sempre uguale a se stessa, ma sa di assistere a qualcosa di innovativo, a qualcosa di diverso ed accattivante, senza per questo stravolgere la vera natura del carnevale, che affonda le sue radici nei secoli lontani della civiltà dell’uomo.

 La bellezza del Carnevale di Tempio, dunque, si pone proprio nel suo modo di essere, nello stesso momento, “moderno e antico”, “trasgressivo e morigerato”, “scanzonato e riflessivo”. Una straordinaria miscela di combinazioni che coniugano la maschera estemporanea- utilizzata da coloro che si muovono in situazioni di libertà- con la maschera organizzata, quella che partecipa ufficialmente alla “grande sfilata dei carri” avvalendosi di una allegoria (come l’essenza stessa del carnevale pretende), perché da sempre il carnevale è “ribaltamento dei ruoli” e, nello stesso tempo, “acuta ironia volta alla critica del potere costituito o alla messa in berlina delle persone che si atteggiano oltre il dovuto”, ma anche satira sulle “mode” del momento: politica, sport, musiche, film, cartoni animati, ecc.I noltre, l’antico ed il tradizionale, ancora presente nel carnevale di Tempio, ha dei riferimenti storici ben precisi, sia per quanto riferito alla cura della maschera femminile – la mascara bedda-, come testimoniano alcuni scritti del secolo XVIII e, in modo particolare, la poesia di Don Baignu Pes (1724-1795), sia in relazione all’atavica manifestazione delle maschere popolari –mascara brutta o normali- che hanno come riferimento figurativo le anime dei defunti, come la “reula” o “lu linzolu cupaltatu”, o le anime degli spiriti maligni, come lu dominu e lu traicoggju, chiari riferimenti al periodo precristiano della storia dell’uomo che, con riti apotropaici, vengono rappresentati al fine di dominarli e piegarli quasi al proprio servizio.
L’importanza del carnevale per i Tempiesi e per gli abitanti dei comuni limitrofi è dimostrata anche da una “difesa”, scritta nel 1848, “contro le calunnie dei retrogradi” indignati per la promulgazione della Costituzione e per i festeggiamenti a suo favore promossi dai “giovani libertari della Gallura”. In questo opuscolo, fra l’altro, si legge: « La sera di 27 febbraio furono letti quattro discorsi (in riferimento alla Costituzione Albertina), e il Popolo affollato si partì contento di sé, e degli oratori, come la sera del 24 dello stesso mese in cui si diede principio a tali letture.

 

Si mandò tosto al Vescovo di Tempio, Monsignore Don Diego Capace, una deputazione, onde pregarlo di permettere alla Società (dei giovani libertari) di poter dare un Triduo nella Chiesa dei R.R. P.P. Scolopi per ringraziare a Dio dell’immenso beneficio ricevuto, e spiegare al Popolo nel dialetto tempiese, in che consisteva il beneficio (costituzionale), e che doveva egli adoperare, perché fiorisse presto e fruttuasse alla Gallura. Il buon vescovo non negò apertamente, ma non permise ne pure che il Triduo si facesse. Disse che questi giorni di carnevale erano giorni di allegrezza, e che nei tre ultimi, i quali precedevano la quaresima vi erano funzioni nella Chiesa madre, che non dovevano essere turbate da altre funzioni in chiese filiali…». In questa nota il reale senso del valore e del rispetto che merita il carnevale… e il popolo in festa.
Non solo maschere, però, al carnevale di Tempio, o assemblee danzanti, ma anche una colorata cornice di “carri allegorici” che fanno mostra si sé, allo stesso modo con cui li allestivano prime civiltà della storia dell’uomo per assolvere alla funzione di “portare il Re” (a Tempio identificato ieri con Gjogliu puntogliu e oggi con Re Gjolgliu - Giorgio), al centro della festa. Un Re preceduto, come prevede l’etichetta, dai suoi ambasciadori e banditori, con a seguito i cortigiani, i buffoni di corte e i saltimbanchi mascherati… Oggi come allora, i carri passano tra due ali di folla plaudente (i sudditi) e danzante (il popolo in festa) che accoglie questo “dio-re del carnevale” concedendogli -e concedendosi- per sei giorni ogni licenza… Ma questo “dio- re” assume anche la veste di “Capro espiatorio” e come tale destinato al sacrificio per garantire la sopravvivenza della comunità.
Il nome stesso del Re, simbolo del carnevale, Gjolgiu, rimanda alla natura. Deriva del greco Gheòrghios e significa “agricoltore”. La sua condanna riporta agli antichi riti pagani, quando per ingraziarsi la Natura (Madre Terra) venivano offerti alla divinità sacrifici umani (speso proprio il figlio del capo tribù), sostituiti poi con animali ed infine con simboli.

 

Un sacrificio propiziatorio, certo, ma per essere davvero in grado di annullare ogni maledizione che si abbatte sul villaggio il cerimoniale della festa deve rigorosamente essere portato a termine secondo le prescrizioni lasciate in eredità dagli avi. Così, a conclusione dei giorni dedicati al rito (i classici sei giorni del magico carnevale di Tempio), anche Re Giorgio, dopo aver goduto, insieme ai suoi sudditi, di alcune licenza morali muore bruciato… mentre la folla canta, balla e beve gustando in ogni dimensione l’allegria lasciatagli in eredità. E mentre il Re ormai fantoccio si trasforma in cenere, i carrascialai stanno già pensando all’allegoria per il prossimo anno. Mesi di fatica, denaro e ogni promessa di non ricascarci più vanno in fumo con il sovrano e questi giovani sono pronti a ricominciare… Nonostante tutto.
E bisogna vederli all’opera per capire quanta abnegazione ci sia dietro i loro allestimenti carnascialeschi. Sono giovani che studiano o lavorano, ma che contemporaneamente, per diversi mesi, si impegnano fino a notte fonda per far sì che il loro carro sia all’altezza del proprio ideale, ossia “il più bello di tutti”. Ed effettivamente ognuno di loro raggiunge lo scopo prefissato perché la qualità dei carri –prodotti in prevalenza dai giovani cartapestai di Tempio – migliora di anno in anno, così come la capacità di esprimere una metafora o una allegoria mirata. Ora essendo, come più sopra precisato, il Carnevale Tempiese la sintesi della cultura del territorio, ed essendo la città riferimento costante per i residenti nei comuni limitrofi, si può affermare che davvero IL CARNEVALE DI TEMPIO È IL CARNEVALE DELLA GALLURA. Non a caso coinvolge, per naturale conseguenza, anche i centri vicini che partecipano alle sfilate con carri e/o gruppi mascherati. Aggius, Nuchis, Aglientu e Trinità d’Agultu da diversi anni si sono uniti alla grande festa di fine inverno. Alcuni carri poi vengono riciclati ed esportati in altri centri della Gallura e dell’Anglona e, in qualche caso, anche nell’isola della vicina Corsica per contribuire “fraternamente” al carnevale di Sartene.
 

 

Si ringrazia a La Pro-Loco  di Tempio, lo Studio fotografico di Gian Franco Serafino  per aver fornito il materiale fotografico.

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